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Talmud: trattato meghillà

Relatori: Rav Joseph Levi

Il corso di Talmud di questo trimestre sarà dedicato allo studio dei capitoli II e III del trattato Meghillà. Partendo da una  lettura dettagliata del testo talmudico (nella sua recente edizione italiana), affronteremo argomenti che riguardano  l’uso di altre lingue al di fuori dell’ebraico per attività liturgiche e sinagogali ebraiche, come p.e. il greco e l’aramaico;  il rapporto fra testo scritto e orale o fra memoria , scrittura e lettura di un testo biblico  scritto (su pergamena) nelle sinagoghe  durante  le varie feste del calendario ebraico; il ruolo e la posizione dei sacerdoti nel culto sinagogale dopo la distruzione del Secondo Tempio; infine, come si regola il rapporto fra l’ebraismo rabbinico e altre sette vicine nell’esecuzione di riti della preghiera pubblica ebraica.

PROGRAMMA

  • 1: Preghiera privata sottovoce e preghiera pubblica a voce alta (e con cantillazione?): 20a-21 del testo talmudico (pp.219-225 dell’edizione italiana Giuntina)  
  • 2. Definizione del giorno e della notte per quanto riguarda il compimento delle mitzvòt (atti e obblighi religiosi): 20a-21b (pp. 225-233 ed. it.)
  • 3. Regole e tradizioni riguardo la lettura del testo biblico durante le funzioni sinagogali secondo la tipologia delle varie feste del calendario ebraico: 21b del testo talmudico (235-239 ed.it.).
  • 4. Lettura in ebraico e traduzione; benedizioni per la lettura della Torà e la Meghillà; la distribuzione dei versetti tra i lettori: 21b (pp. 239-245 ed. it.).
  • 5. La lettura della Torà nei digiuni; usi e modalità di prostrazione nel Tempio e nelle sinagoghe: 22a-22b (pp. 250-259 ed. it.)
  • 6. Numero dei lettori della Torà durante le preghiere pubbliche  delle feste: in base a quali fonti sono stati fissati? Le donne possano partecipare ed essere chiamate alla lettura pubblica? 23a (pp. 259 – 261 ed. it.)
  • 7.  Definizione delle funzioni rituali pubbliche che richiedono una presenza minima di dieci persone (Minyan): 23b (pp. 263-267 ed. it.)
  • 8. Regole riguardo la lettura dei testi dei Profeti; a chi può essere affidato l’incarico di officiante della preghiera pubblica – primi problemi con le sette che divergono dall’ebraismo: 24a -24b (pp. 271-273 ed. it.)
  • 9. Persone ed espressioni sospettate di eresia; frasi che l’officiante non può pronunciare per  le implicazioni problematiche o eretiche che queste potrebbero avere: 24b-25° (pp.  277-283 ed. it.).

JOSEPH LEVI

È filosofo e psicanalista. Ex rabbino capo della comunità ebraica di Firenze; è stato docente di pensiero e filosofia ebraica all’università ebraica di Gerusalemme, alla Stanford University Program per gli studenti all’estero di Firenze e al Centro Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana di Roma. È vice presidente della Florence School of Dialogue.

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